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venerdì 29 aprile 2016

I'm a pesciarola in Macerata...

Città d'arte, di studi, di studiosi... Un'università antichissima, una delle prime in Italia. Città natale di Padre Matteo Ricci, che per primo ha cercato una comunicazione diretta con l'Asia, e non soltanto per meri fini economici, ma sociali, di cultura, di civiltà.
Palazzi che non hanno nulla da invidiare alle blasonate città d'arte del rinascimento italiano, come Firenze o Urbino...
veduta di Macerata dalla torre civica, foto di Alessandro Censi


Un orologio misterioso che è rimasto nascosto alla cittadinanza per secoli oggi troneggia in piazza della Libertà (quanto mi piace questo nome!) proprio sulla torre. Un orologio che segna non solo il tempo, ma anche le stelle e i pianeti. Un orologio che è anche uno spettacolo quando segna il mezzodì e le sei di sera. C'è un meccanismo di quelli che fanno sognare i bimbi nelle piazze nordiche: escono i pupetti mentre le campane rintoccano puntuali e tonanti. La gente che passa di lì si ferma e guarda in su: come tanti bambini raccolti davanti ad un teatrino delle marionette, durante quel minuto tutto si ferma e l'attenzione è concentrata sui tre re magi che escono da una porticina, in fila indiana, e si vanno a nascondere dall'altra parte, dentro un'altra porticina, con tutto il loro seguito di angeli.
Città dalle mille sfaccettature, dai mille volti e dalle mille etnie. Tante cose da fare, impegni culturali, il Macerata Opera Festival, il Teatro con la T maiuscola, cinema, serate universitarie... insomma, se lo si vuole, non ci si annoia.

Io non sono una "tipa di città"... sono cresciuta in periferia tra due paesi che per decenni non hanno avuto nemmeno il cinema. E noi lì in mezzo che la domenica pomeriggio d'inverno al massimo si andava a prendere un "pezzo de pizza gioppe el corzo", e se ci andava grassa, potevamo pure incrociare qualche cadetto dell'aeronautica militare in divisa.
Giù da noi "al nord" (come dice il mio compagno) tutto scorreva sempre liscio: poche sorprese, poche cose da fare, poche macchine in giro. Al limite potevi beccare lo spettacolo variopinto di qualche ciclista improvvisato alle prese con la gimkana tra le buche, qualche ciambotto saltato via dal fosso e quelle du' tre pontecane della stessa dimensione di un basset hound che allietavano la vita al gattopanzone di turno.

E poi mi sono trasferita a Macerata, e qui ho conosciuto gli agi della vita di città ma soprattutto sono venuta a contatto con una realtà che sinceramente mi mancava:

IL GUIDATORE MACERATESE.

Non che siano tutti così, per carità... ma spesso mi capita di incontrare il classico professionista con berlina che cammina al centro della carreggiata, forse per non danneggiare la sua mega macchinona extralusso, chissà. Fatto sta che il suddetto, di solito ti porta meno rispetto di quanto ne porti al fiolo de gniscù. Ti taglia la strada, fa il gradasso e vuole pure avere ragione. Insomma, come se dice dalle parti de babbo, "na purgia 'rfatta".
Poi c'è il vecchietto con l'utilitaria. Lui non lo fa per mancanza di rispetto: è che a Macerata si vive meglio e più a lungo, perciò non stupitevi se incontrate un ultranovantenne a bordo di una seicento della fiat modello anni '90. Lui non mette mai la freccia, non gli serve, ha vissuto la guerra e ha deposto le armi. Niente frecce. Poi va pianino pianino... ha imparato che nella vita non serve correre. In fondo sta più vicino ai cento che ai cinquanta, insomma... ndo vole gì cuscì de prescia?
E poi c'è quella che si incontra un po in tutte le città: la mamma col suv. Davanti alla scuola, in quarta fila, che va a prendere il figlio quindicenne che non sia mai dovesse fare tre passi e se sciupa tuttu. Poru coccu. Io tornavo a casa da Loreto a piedi, quando mi capitava di perdere l'autobus...

Ultimo ma certamente non per importanza, è un elemento che non mi era mai capitato di trovare in NESSUN altro capoluogo di provincia:

IL TRATTORE IN CITTA'.

Ora di punta, trafficatissimo viale martiri con tutte le mamme suv in terza fila, il tipo in berlina che non glienefregagnende e supera tutti rischiando di tranciare un papà suv, due studenti, un bidello e il nonno con la palettina e gilet catarifrangente, il pizzarolo in motorino e il vecchietto che se ccoshta e non mette la freccia e all'improvviso...eccolo. è lui. 
Il trattore Fiat con aratro a scasso. Solo le rote è alte quant'e me. Le pale per longo a momenti fa el pelo a qu' le pore siepi de melauro e al cà d'un punkabbestia che annaffia la fermata dell'autobus.
Tutto è fermo: un po' come quando rintocca le sei su la torre dell'orologio: lu fanne passà tutti, 'ncora il professionista in berlina: Largo all'agricoltura! Io me chiedo solo na cosa: ma tra tante strade che poteva pià e con tutte le 24 ore che el Zignore c'ha dato 'n'te un giorno... ma te, amico e collega cuntadì: proprio a cinque minuti all'una su'ppe viale martiri dovevi venì a scrucefissatte???
Misteri della vita di città. O no?

Miky



mercoledì 27 aprile 2016

Castelfidardo , odi et amo.

No, scherzo, odi no. E' che i Castellà sono un po' chiusi.. d'altronde il vecchio adagio recitava che Osimo è bello e Castello è segreto...
Castelfidardo è la città delle Marche in cui sono cresciuta e in cui ho vissuto più tempo, più di 20 anni.
Castelfidardo fu teatro di una battaglia sanguinosa e decisiva per l'unificazione di Italia, vi consiglio di andarvi a leggere qualcosina su wikipedia se non ne avete mai sentito parlare. In quel caso parate le chiappette che ve dò 'na bella  rasagnolata: come se fa a non cunosce la battaja de Castello? c'emo 'ncora un monumento bello 'mbel po', che ricorda Cialdini che punta verso Loreto co tutti qu'i puretti de soldati che je more mazzati dietro le spalle!!!




Comunque, ai Castellà tocca che je rivelo una cosa importante: il terreno in cui si svolse la battaglia era sotto Loreto. Solo che i geni della guerra sabaudi, non volendo infierire ulteriormente sulle truppe pontificie con un nome del tipo "la disfatta di Loreto" (allora roccaforte papalina..e devo dire che in un secolo e mezzo le cose non sono cambiate poi tanto) sembrava un po' troppo cattivo.

Castelfidardo città della Musica, tutti conoscemo Paolì de Soprà e la storia della fisarmonica. Per noi Castellà è un problema sentirsi dire che il vero inventore della fisarmonica non fu Soprani ma un austriaco , o un veneto.. insomma, pullulano millantatori che vogliono soffiarci il titolo.. ma Castello ce l'ha scritto a grosse lettere quando 'bbocchi in paese: Castelfidardo Città della Fisarmonica.
E qu'l'altri, zitti!

Ma c'è un mistero che avvolge e sconvolge tutti i Fidardensi e i turisti che si trovano a passeggiare in qualsiasi periodo dell'anno a Porta Marina, cuore pulsante della vita Castellana:
Come diaulo è che ce tira sempre un vento che te fa la permanente pure se sei pelato?

Ho visto cose a Porta Marina che voi umani nun ve putete manco immaginà... Gente che calava giò dalla corriera de Mericò pià el volo fino sotta le logge, vergare co' le sporte della spesa che je fa da paracadute atterrà all'eurospin giò a Montecamillone, I vecchietti a sede lì i giardini che je se scapeccia i baffi!
Ma che aria ce tira a Porta Marina? cus'è? Garbì? Sburiana? come je se mentua? c'è qualche Castellà che mi può chiarire questo dubbio?

Grazie in anticipo....

La vostra Miky.


martedì 26 aprile 2016

Il segreto del mio successo

Ve lo ricordate quel film degli anni '80 in cui Michael J. Fox tentava la scalata sociale trasferendosi a New York dal Kansas?
Sarà la fame di lavoro che mi fa venire le allucinazioni, ma in questi giorni mi vado un po' immaginando come sarebbe vivere ora, nelle Marche, la famosa scalata al successo vissuta nel film.
Immagino i colloqui, sulla falsa riga di quelli che ho avuto ultimamente quando, sfrontata come pochi, mi sono presentata con la mia ex-collega nonché amica Emy in giro per le fabbriche, per i negozi e per le agenzie di lavoro...

Ne Il segreto del mio successo   Brenteley/Carlton (J. Fox) si presenta ogni volta accrescendo o diminuendo le sue esperienze e capacità, prende parte a dei colloqui al limite dell'assurdo e alla fine riesce a farsi assumere come fattorino dallo zio. Sarà cogliendo un'occasione di nascosto che riuscirà, tra sotterfugi e cambi d'abito, ad arrivare in vetta alle posizioni dirigenziali della ditta.

Ecco, io mi immagino una cosa simile qui nelle Marche, adesso, con i colloqui fatti 'sti giorni...
dove ti chiedono esperienza pluriennale, età under 30 e flessibilità.

Allora, io l'esperienza ce l'ho un po' in tutti i campi, ma l'under 30 ormai per me è scaduto da un bel po'.. e poi un'ultima cosa, ve lo chiedo con tutta l'anima... non chiamatela flessibilità... già se sa' che toccherà a mettese in posizione a squadro!

Annungio di lavoro:
Cercasi personale giovane possibilmente in possesso di laurea: Mansioni richieste : Che sappia SMASTRISCIA' le tomaie, che tiresse via a buttà su li fondi che seddonga me va in blocco la manovia, che mentre pressa do' pari de ciavatte a botta potesse pure risponne a lu talefeno almeno in 3 lingue diverse... Noiatri semo jende de na certa cultura come se capisce dall'annungio e perciò chiediamo gendilmende ashtenersi marducate.
Inserimento con contratto nazionale stage non retribuito.
Se fai la bona capace pure che te regalimo du secce e menzo chilo de piselli a fine stage!

Non me ne vogliano gli amici del settore che sono quelli che hanno fatto CAMMINARE letteralmente le Marche... qui si scherza eh!!! o no?




Giuro che metto la testa a posto!

Piccolo post di presentazione, mi sembra doveroso.

Sono una ventenne con diciotto anni di esperienza... Anzi no, sono una tredicenne con venticinque  anni di esperienza.
Insomma, fate voi il calcolo, sono nata nel '78 e il mio primo lavoro come amanuense l'ho ottenuto nel '91. Mio zio Aveva avuto la splendida idea di aprire un ristorantino sulla costa , e siccome siamo marchigiani, e a noi ce piace lu resparambio (il risparmio), la scelta della tecnica utilizzata per la stampa degli indirizzi sulle buste degli inviti per l'inaugurazione era ricaduta sulla vetusta quanto attualissima formula "qui famo tutto de casa".
A tredici anni, mi avevano dato da scrivere con la mia chiara ed armonica calligrafia la bellezza di decine e decine di nomi ed indirizzi. Con la pressione tipica che si fa agli artisti: "fallo bè e nun te sbajà".
Naturalmente sono stata ampiamente ripagata con un gelato con lo stecco. Il mio primo stipendio.

Sono stata un po' qua e un po' la, ho lavorato come cameriera, barista, commessa, sono riuscita ad esporre alcuni dei miei quadri - che possono piacere o meno, ma li ho sempre creati con amore - , ho fatto gli straordinari non pagati, quelli pagati, ho lavorato di sabato e di domenica, sono andata in vacanza all'estero con le amiche da single, in campeggio in moto da fidanzata, ho sognato ad occhi aperti tutti i santi giorni della mia vita di poter campare, un giorno, con le mie passioni: i libri, i quadri, i disegni, le lingue straniere.

O magari il teatro.  Vado pazza per Anna Marchesini, darei un occhio, un femore e un rene per essere brava come lei.

Mi piacciono le risate e cerco di farne e di provocarne più che posso.

Mi piacciono le feste in maschera, i giochi di ruolo dal vivo, le fate, la musica, Gaudì e tutta la Catalunya, i vincisgrassi de nonna e il cunillo in putacchio de quell'altra nonna, la cucina di tutto il mondo e fare la scema con le mie sorelle.

Mi piacciono i consigli saggi delle mie amiche Posate e SPosate, perchè alla fine sono più matte di me, mi piace assistere alle prove della band del mio compagno e fare la groupie ai suoi concerti, scorrazzare per i colli maceratesi in moto con lui e andare a caccia di avventure con la mia amica Emy. Anche se siamo più vicine ai quaranta che ai venti.

Un giorno giuro che smetterò di sognare ad occhi aperti... giuro che metto la testa a posto!!


...forse!